La sostenibilità è da intendersi non come uno stato o una visione immutabile, ma piuttosto come un processo continuo, che richiama la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo: ambientale, economica e socio-culturale.

“Non sempre a tutto ciò che è molto utile viene attribuito un gran valore (ad esempio, l’acqua) e, viceversa, non tutte le cose che hanno un gran valore sono automaticamente molto utili (ad esempio, i diamanti). Questo esempio illustra ben due sfide in termini di apprendimento che oggi la società si trova a dover affrontare. Stiamo ancora imparando a conoscere la “natura del valore”, ampliando il nostro concetto di “capitale” fino a includere anche il capitale umano, sociale e naturale: riconoscendo l’esistenza di questi diversi capitali, e cercando di aumentarli o conservarli, possiamo avvicinarci alla sostenibilità.
Abbiamo ancora difficoltà ad individuare il “valore della natura”.
La natura è infatti la fonte di molta parte di ciò che definiamo “valore” al giorno d’oggi, eppure solitamente aggira i mercati, sfugge alla fissazione di un prezzo e si ribella alla valutazione.

Proprio questa mancanza di valutazione si sta rivelando una causa soggiacente al degrado degli ecosistemi e alla perdita di biodiversità ai quali assistiamo”.
La Blu Economy rappresenta un’evoluzione della Green Economy e nasce per ottenere risultati più soddisfacenti dal punto di vista ambientale.
Dalla tutela degli ambienti si passa al concetto di rigenerazione degli ecosistemi, dalla eco-efficienza si passa alla biomimesi La Blu Economy è un nuovo modello di business dedicato alla creazione di un ecosistema sostenibile grazie alla trasformazione di sostanze precedentemente sprecate in risorse di valore. La Blu Economy promuove un fenomeno che si traduce nella diffusione «a cascata» di nuova energia e nella «rottamazione» dei processi produttivi non sostenibili.

Nel mondo delle costruzioni, si riscontra l’utilizzo prevalente di polimeri derivati da idrocarburi, modificati e/o rinforzati con cariche minerali, vetro, polvere o fibre di legno, additivati per rendere il compound finale migliore dal punto di vista meccanico ed estetico.
Come è noto, la plastica tradizionale derivata dal petrolio porta con se molti vantaggi di carattere meccanico, ma anche innumerevoli svantaggi in ambito di sostenibilità ambientale: non è biodegradabile, non è realizzata da risorse rinnovabili e durante la produzione della stessa si utilizzano diversi prodotti chimici potenzialmente pericolosi per la salute umana.
Inoltre questi materiali polimerici, alla fine del loro ciclo di vita, comprensivo dei successivi processi di riciclaggio che ne declassano le peculiarità, vengono smaltiti come rifiuto.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di creare un nuovo compound, caratterizzato dall’utilizzo di un biopolimero (da risorse rinnovabili) addittivato con cariche derivanti sempre da risorse rinnovabili.
Ora il materiale (compound) creato è coperto da diversi brevetti.